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Written by APE Genova

Scadenze Imu tra i dubbi

Entro oggi, 30 giugno 2021, andrà presentata al Comune la dichiarazione Imu relativamente a determinate situazioni in cui il possesso degli immobili ha avuto inizio – o sono intervenute variazioni rilevanti ai fini della determinazione dell’imposta – nel corso dell’anno 2020 (quali, per esempio, i casi di esenzione dal pagamento dell’Imu causa Covid-19). Tale dichiarazione ha effetto anche per gli anni successivi, sempre che non si verifichino modificazioni dei dati e degli elementi dichiarati cui consegua un diverso ammontare dell’imposta dovuta.

Ad oggi, però, non è stata fatta chiarezza sull’esistenza o meno dell’obbligo di presentazione della dichiarazione per gli immobili per i quali è stato stipulato un contratto di comodato a favore di un familiare e per le abitazioni locate a canone concordato di cui alla legge n. 431 del 1998. In questo caso il possessore ha diritto a specifiche riduzioni Imu, in virtù delle quali potrà pagare rispettivamente il 50% o il 75% dell’imposta annua. Cioè si è in presenza di situazioni rilevanti ai fini della determinazione dell’imposta che potrebbero essere il presupposto per la presentazione della dichiarazione Imu.

Con il decreto “Crescita” si era previsto, per entrambe le fattispecie, l’esonero dall’obbligo di presentazione della dichiarazione Imu (nonché da qualsiasi altro onere di dichiarazione o comunicazione). Questo perché i Comuni sono in grado – anche per il tramite dell’Agenzia delle entrate, trattandosi di contratti registrati – di conoscere le situazioni in questione senza dover gravare il contribuente di ulteriori oneri formali. Successivamente, però, la normativa Imu è stata abrogata ed è stata sostituita dalla nuova disciplina Imu, che non ha recepito le semplificazioni anzidette (valevoli, quindi, solo per le situazioni sorte nel corso del 2019), limitandosi a rimandare a un apposito decreto del Ministero dell’economia e delle finanze il compito di disciplinare, tra l’altro, i casi in cui deve essere presentata la dichiarazione Imu. In attesa dell’emanazione del decreto anzidetto (o di un chiarimento ufficiale), per i contratti di comodato a parenti e per i contratti a canone “concordato” stipulati nel corso del 2020 risulta dovuta la dichiarazione entro il 30 giugno (o altro termine deliberato dal Comune); mentre per i contratti stipulati nel corso del 2019 (ed ancora in essere nel 2020), che in base alla precedente disciplina non erano soggetti a dichiarazione, si pone il dubbio se l’esonero valga anche ai fini della nuova Imu.
Un’interpretazione prudenziale suggerirebbe di presentare pure in questi casi la dichiarazione in quanto manca una precedente dichiarazione i cui effetti si riflettano anche per gli anni successivi.

Written by APE Genova

Domani si paga la patrimoniale Imu, senza soldi una mazzata per migliaia di famiglie genovesi

«Usare le seconde case? Non si può. Liberare i propri immobili da inquilini che non pagano da mesi? E’ vietato, così come riscuotere. L’unica cosa che possiamo fare è pagare le tasse. Sempre e senza speranza».

Sono parole amare quelle con le quale Vincenzo Nasini, presidente di Ape Confedilizia Genova e vice presidente nazionale, accompagna la data più temuta dai proprietari: quella di domani.

«Mentre la politica si occupa della patrimoniale che non c’è, il 16 dicembre dovrà essere pagata la seconda rata 2020 della patrimoniale che c’è, vale a dire l’Imu. Si tratta – lo ricordiamo a coloro i quali sembrano dimenticarlo – di un’imposta che pesa per ben 22 miliardi di euro l’anno e che colpisce le famiglie, il risparmio diffuso, la voglia di investire nell’Italia anziché indirizzare altrove i frutti del lavoro. Riguarda case, negozi, uffici, terreni»

Ricorda Nasini. Dovrà pagarla anche chi ha l’immobile sfitto, chi lo ha inagibile, chi non riceve il canone da mesi, chi addirittura si è visto requisire l’abitazione o il locale dallo Stato attraverso il blocco degli sfratti. In queste ore si susseguono dichiarazioni di esponenti della maggioranza di ferma contrarietà a qualsiasi ipotesi di patrimoniale:

«Coerenza vorrebbe che questa posizione fosse accompagnata da qualche riflessione sull’Imu, magari sulla scorta della proposta dell’opposizione di ridurla del 30 per cento. Invece, nulla, tutto tace. E domani la patrimoniale andrà pagata, chissà con quali soldi».

Presidente Associazione APE Nasini
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Stop alle seconde case: un disastro per l’economia di molte famiglie di Genova e provincia

Il nuovo dcpm anti Covid in vista del periodo natalizio darà un ulteriore colpo alla proprietà immobiliare, soprattutto in relazione alle seconde case. Ne è convinto Vincenzo Nasini, presidente Ape Confedilizia Genova e vice presidente Confedilizia nazionale:

«Partiamo dal presupposto che chi ha la seconda casa o affitta il proprio immobile molto spesso non è una persona ricca o benestante, ma ha investito magari una vita di lavoro in un immobile che fino a oggi ha rappresentato una voce importante per il bilancio famigliare – premette Nasini – tutte le nostre istanze e doglianze anche su questo fronte sono state del tutto ignorate. L’unica risposta è stata la minaccia grillina di una nuova patrimoniale che andrebbe aggiungersi a imposte tasse tariffe e gabelle già esistenti. I proprietari non possono usare la casa non percepiscono il canone dagli inquilini morosi, pagano le tasse sui canoni non percepiti e non possono eseguire gli sfratti neppure per morosità anteriori al Covid. Siamo di fronte a una Costituzione calpestata con diritti violati e migliaia di proprietari sempre più esasperati».

Una situazione che assume contorni ancora più paradossali in Liguria:

«La Liguria particolarmente colpita sotto questo aspetto considerato il numero delle seconde case soprattutto nelle riviere. I proprietari purtroppo sono sempre più limoni da spremere. Ma problemi ci sono anche per chi le affitta. Si stanno moltiplicando i casi di prenotazioni con clausole a favore dell’affittuario nel caso in di disdette all’ultimo momento. Accordi giusti, ma gettano il settore ancora di più nell’incertezza. Anche per questo bisognerebbe permettere ad affittuari e clienti di andare nelle zone di vacanza e lì di attenersi alle norme di prudenza che seguirebbero a casa propria».

Intanto una patrimoniale esiste giù e si chiama Imu, la seconda rata scade il 16 dicembre:

«Si tratta – lo ricordiamo a coloro i quali sembrano dimenticarlo – di un’imposta che pesa per ben 22 miliardi di euro l’anno e che colpisce le famiglie, il risparmio diffuso, la voglia di investire nell’Italia anziché indirizzare altrove i frutti del lavoro. Riguarda case, negozi, uffici, terreni. Dovrà pagarla anche chi ha l’immobile sfitto, chi lo ha inagibile, chi non riceve il canone da mesi, chi addirittura si è visto requisire l’abitazione o il locale dallo Stato attraverso il blocco degli sfratti. La patrimoniale andrà pagata, chissà con quali soldi».

Written by APE Genova

24/08/2020: Liguria, Ape Confedilizia: “Aumentano i ruderi, 16.800 nella nostra regione”

Oltre la metà in provincia di Genova, molti arrivano in queste condizioni per evitare il pagamento dell’Imu. E il fenomeno potrebbe esplodere.

Alcuni giornali online riportano la segnalazione di APE Confedilizia Genova circa il timore che, dopo la crisi pandemica e in vista di quella economica da Covid 19, il fenomeno dell’aumento degli immobili ridotti a ruderi possa esplodere in maniera ancora più massiccia.

TELENORD > leggi l’articolo

LIGURIA BIZJOURNAL > leggi l’articolo

GENOVA QUOTIDIANA > leggi l’articolo

LA VOCE DEL TIGULLIO > leggi l’articolo

PRIMA IL LEVANTE > leggi l’articolo

LEVANTE NEWS > leggi l’articolo

TWEBNEWS > leggi l’articolo

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Ruderi in aumento. In molti casi per evitare il pagamento IMU

Segnaliamo che anche in provincia di Genova aumentano le cosiddette “unità collabenti”, vale a dire gli immobili ridotti in ruderi a causa del loro accentuato livello di degrado.
Ape Confedilizia Genova ha elaborato i dati resi noti dall’Agenzia delle entrate sullo stato del patrimonio immobiliare italiano. Nel 2019, il numero di questi immobili – inquadrati nella categoria catastale F2 – è cresciuto del  2,7% rispetto al 2018. Ma il dato più significativo è quello che mette a confronto il periodo  pre e  post Imu: rispetto al 2011, gli immobili ridotti alla condizione di ruderi sono più che raddoppiati a livello nazionale, passando da  278.121 a  562.941 ( + 102%). Con tutte le immaginabili conseguenze in termini di degrado delle aree su cui insistono.
Per la Liguria il dato è in linea con quello italiano, con i ruderi che da 8.200 sono diventati 16.800 circa. Di questi più della metà sono in provincia di Genova.
Si tratta di immobili, appartenenti per il 90% a persone fisiche, che pervengono a condizioni di fatiscenza per il solo trascorrere del tempo o, in molti casi, in conseguenza di atti concreti dei proprietari finalizzati ad evitare almeno il pagamento dell’Imu (ad esempio, attraverso la rimozione del tetto). Va infatti ricordato che sono soggetti alla patrimoniale immobiliare – giunta a un carico di 22 miliardi di euro l’anno – persino i fabbricati “inagibili o inabitabili”. Il Governo e il Parlamento dovrebbero riflettere su questi dati e trarre le necessarie conseguenze.
Anche perchè esiste il timore che, dopo la crisi pandemica e in vista di quella economica da Covid 19, il fenomeno dell’aumento degli immobili ridotti a ruderi possa esplodere in maniera ancora più massiccia.
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